“Come potete ben immaginare, prima di arrivare fin qui, prima di trascrivere questo brano, l’ho letto un’infinità di volte cercando di interpretarlo parola per parola, quasi lettera per lettera. A volte pensavo che mia madre mentisse, che quell’allusione alla paternità fosse uno stratagemma amoroso: non sarebbe né la prima né l’ultima volta che una donna innamorata si sia servita di una menzogna per cercare di trattenere il suo amante o per ottenere una proroga. Altre volte pensavo che non ci fosse nessun motivo di mentire, che diceva la verità, una verità con cui comunque offendeva il marito e anche me, ingannandoci, compiendo una truffa ai nostri danni. Mi ripetevo che Cecília Balaguer aveva tutto il diritto di innamorarsi, che della sua vita intima io non sapevo nulla, che sicuramente non era felice del matrimonio, che il suo era stato un matrimonio di convenienza, magari di sacrificio per aiutare il padre, ma mi indignava che avesse esercitato il suo diritto all’amore coinvolgendo me, senza valutare le conseguenze delle sue azioni. E non mi consolava per nulla, anzi, mi mortificava il fatto che io potessi essereil frutto della passione, un aspetto di grande efficacia in un dramma romantico, dove i figli dell’amore extraconiugale sono rivestiti di una dignità che consente loro di transformare in un merito l’essere bastardi, ma che, al di fuori della letteratura ottocentesca, appariva patetico...”