Mite termina l’anno, con lentezza.
Sotto una nebbia, che dal sogno è emersa,
m’aggiro, a caso, incerto del cammino,
libero da memoria e da destino.
Rilievi, tinte attènuansi, più timide.
U n velo mattinale, un’ orma angelica
abolita ha la traccia d’ogni limite
fra cielo e mare, gli alberi e la strada.
Larva irreale, par che voglia offrire
qualche conforto agli umili delusi;
grigia, argèntea, leggèra più che cenere
ogni cruda certezza può addolcire.
Sui vecchi alberi ormai, deserte spoglie,
da lontano, non sai se ci sian foglie;
da dietro i vetri, non più transparenti,
forse ritorneranno sguardi assenti.
Mite termina l’anno, con lentezza.
Sotto una nebbia che dal sogno è emersa
m’aggiro, a caso, incerto del cammino,
libero da memoria e da destino.
Ah! potessi al di là d’ombre più dense,
questo vel mattinale ritrovare,
vedere, anche se vaghe le apparenze
e che sia nebbia anch’io non più temere.