En panets passeja el cap

Salvador Espriu
Salvador Espriu

Evviva l’olimpismo!» E, grazie ai centimetri acquisiti, si abbandonò alla smania di sentire e comprendere con pienezza. «Sono un cittadino», confessava a se stesso. «Sono senz’altro un cittadino ammirevole, non ci sono dubbi». E la testa gli si alzò di una manciata di centimetri. «Chi è quell’uomo dal capo svettante?», chiedevano tutti. «Quello? Ma è Panets!», precisavano alcune voci. «Dalla testa si direbbe un individuo importante, un pilastro dell’umanità. Lo vogliamo conoscere!», disse la gente. E Panets venne introdotto al mondo. «È sapiente», approvava la folla. Ed era tutto un elogio: «Pare che quella testa conosca tutto ciò che di meglio è stato scritto, fatto o pensato nei secoli». «Mi sa che non sono solo un cittadino ammirevole», intuì Panets. E perciò compose dei versi. Ed ebbe successo. «Il nostro grande poeta Amadeu Panets», scrisse un critico, «riesce a coniugare amabilmente il foisonnement di tesoreggiate sonorità a una raffinata intelaiatura architettonica, e allo stesso tempo, se necessario, conferisce una nota disadorna all’aggrovigliata tessitura di parole affiorate dal basso, sardanapalesco sovrano di un nugolo di quaglie, tra un ron-ron e un pio-pio d’intonsa illibatezza. La sua opera ci ha toccato sino a toglierci il fiato, come ottenebrata da un saporito brivido di sorprese lessicografiche». Di rimbalzo il brivido scosse con piacere la spina dorsale di Panets e la testa gli crebbe di un’altra misura. «So già di essere un poeta ma non ne ho abbastanza, miseriaccia!», si spronava dopo un po’. Scelse così altre quattro o cinque occupazioni degne di nota e si distinse in tutte: quale ambito poteva mai sottrarsi alla maestosità del suo capo? Ora però basta, basta, vi ho già detto quanto fosse ben fatta la testa di Amadeu Panets!

Traduït per Amaranta Sbardella

Amaranta Sbardella
Amaranta Sbardella, 2013. Foto: Emiliano Maisto