El mètode Grönholm

Jordi Galceran
Jordi Galceran
SCENA 1

Fernando: Sì? Ciao, bello…  Sì, sono qua. Sto aspettando… (dalla porta doppia, entra Enrico Fonte. Fernando sembra non vederlo) Accidenti, stasera a cena? E perché organizzi senza dirmi niente? No, non vengo. Non so, vedi tu. Non mi interessa leccare il culo a questi tedeschi per quattro lire. Senti, sto a un passo dall’ottenere un posto coi controcoglioni, quindi per me, gli puoi dire di andarsene a quel paese. Sono stanco di abbassarmi i pantaloni davanti a questi stronzi…  Mai più, te lo giuro.

Fernando vede Enrico

Fernando (al cellulare): Ti devo lasciare.

Fernando rimette a posto il cellulare. Enrico è un uomo grassottello, sulla quarantina. Anche lui ben vestito, ma non così moderno come Fernando. Ventiquattrore alla mano, una ventiquattrore più usata di quella di Fernando.

Enrico: Buona sera.

Fernando: Buona sera.

Enrico: Mi hanno detto che il colloquio è qui…

Fernando: Sì, anche a me.

Enrico: Lei è dell’azienda?
 
Fernando: No, no. Sono un candidato al…

Enrico: Ah, anch’io.

Fernando: Piacere.

Enrico: Piacere mio.    


Si stringono la mano. Enrico lascia la sua ventiquattrore sul tavolo. Qualche secondo di silenzio.

Enrico: Ti hanno spiegato qualcosa?

Fernando: No. Niente.

Enrico: E’ curioso, tutto questo, no?

Fernando: Sì.

Enrico: Tecniche non convenzionali.

Fernando: A quanto pare.

Enrico: Quando me l’hanno proposto…Non so. Non è… normale. Che saremo? Noi due?

Fernando: Non lo so. Ci sono quattro bicchieri.

Enrico: Forse sono per quelli che ci devono fare il colloquio.

Fernando: Può essere.

Enrico: Questa cosa del colloquio congiunto è un po’… Come minimo, originale. Soprattutto per un lavoro di questo livello. Normalmente, è tutto più confidenziale.

Fernando: A me, questo…

Enrico: No, anche a me, però, dai… Io e te non ci conosciamo. Ma sarebbe facile trovare qualcuno che conosci.  

Fernando: E allora?

Enrico: Beh, insomma, sarebbe un po’ imbarazzante.

    Enrico siede. Qualche secondo di silenzio.

Enrico: Sei venuto in macchina?

Fernando: Sì.

Enrico: Anch’io. Che traffico,eh?

Fernando: Come ogni giorno.

Enrico: Io ho già fatto tre colloqui. Non so cos’altro vogliono sapere da me. E tu, quanti ne hai fatti?

Fernando: Tre.

Enrico: Come me. (Estrae una scatolina di caramelle) Una mentina?

Fernando:  No, grazie.

Enrico: Io non avevo molta speranza d’arrivare fin qua. Vengo da una piccola azienda, e questa è… Beh, nel settore dei mobili e del bricolage, è la seconda del mondo.

Fernando: Un’azienda è un’azienda.

Enrico: Sì, però io non ho mai lavorato in una multinazionale. E tu?

Fernando: Io ho lavorato in molti posti.

Enrico: E le condizioni sono incredibili. Lo stipendio è… Beh, non so quello guadagni tu, ma io quasi quasi raddoppierei… Avevo paura di fare tardi. Stavo sulla tangenziale, fermo, e pensavo ora fai tardi e fai brutta figura. Queste cose sono importanti. Alle volte sono i piccoli dettagli quelli che fanno prendere una decisione. Io ho dovuto assumere persone e, alla fine, quello che mi fa decidere sono i piccoli dettagli. Il modo di vestire, come mi hanno dato la mano…  E la macchina. Quando posso li accompagno sempre fino alla macchina. Una macchina dice molte cose del suo proprietario. Una macchina parla. A volte ti trovi uno che sembra molto pulito e ha la macchina tenuta una schifezza.

Fernando: Stai tranquillo. Non hai fatto tardi.

Milà: Gran Via, 2008. [Estrenada al Teatro Guglielmi de Massa, 2007]

Traduït per Enrico Ianniello

Enrico Ianniello
Enrico Ianniello, 2013